Ubicazione del Monumento:
Comune di Sulmona (L'Aquila)
Via Badia
Le rovine del Santuario di Ercole Curino, Dio dei mercanti, dei pastori e dei soldati.
L'architettura di moda
Il piazzale d'ingresso del santuario di Ercole Curino venne ampliato con la costruzione di massicce strutture realizzate, in opera cementizia. La nuova tecnica edilizia permetteva di creare ampi spazi coperti, come la serie di ambienti con volte a botte che costituiva la sostruzione del piazzale superiore.
Le stanze areate ed il luogo corridoio che le poneva in comunicazione tra loro si appoggiavano al poderoso muraglione che forma la vera e propria base del monumento.
Il grande muro in opera incerta e quasi reticolata é realizzato secondo fasce progressivamente rientranti e conserva le tracce di diversi interventi antichi di restauro.
Gli ambienti voltati che si affacciavano sull'ampio panorama della conca peligna erano adibiti a locali di servizio del santuario: erano probabilmente occupati da sacerdoti, da devoti, da pellegrini e forse da venditori di oggetti sacri. Il primo e l'ultimo ambiente, non voltati, contenevano le gradinate.
Il rispetto dell'antico
La situazione preesistente non fu alterata dalle nuove strutture che costituirono l'ampliamento del luogo di culto; essa fu semplicemente "racchiusa" nella nuova articolazione degli spazi e dei volumi, di cui rappresentò il punto focale: posta nella parte più alta del santuario, continuò ad essere meta del percorso ascendente ritmato dagli ulteriori terrazzamenti.
Le persone e i luoghi
La fase di ampliamento e di ristrutturazione del luogo di culto che vide la costruzione del muraglione e degli ambienti voltati corrisponde ad un momento storico di ricchezza e disponibilità economica: dal II sec. a.C. anche in area peligna, come nel resto dell'Italia centrale, si registra la presenza di personaggi che dal commercio con l'Oriente e con l'attività di mercenariato acquisirono gli elementi economici e culturali necessari ad elevare il livello di vita delle zone d'origine.
La funzione di mediazione e omologazione culturale rappresentata da questa classe sociale é resa evidente, per quanto ci riguarda soprattutto dai resti monumentali ispirati alle categorie architettoniche largamente presenti nel Mediterraneo e nell'Italia centrale in particolare, come i santuari terrazzati simili a questo di Ercole Curino. Ispirati ad una "moda" che attingeva le proprie caratteristiche dall'uso ormai diffuso della tecnica cementizia, i luoghi sacri venivano plasmati nei volumi secondo le esigenze di una articolata e spesso scenografia monumentalità.
Esempi importanti di questa categoria architettonica, relativamente vicini all'area peligna, sono i santuari di
- Ercole Vincitore a Tivoli,
- Fortuna Primigenia a Preneste
- Giove Anxur a Terracina.
Le manifestazioni della devozione
Acqua
La gradinata monumentale separa la zona più sacra del luogo di culto dagli altri spazi del santuario. Il percorso di ascesa al tempio vero e proprio era cadenzato da "tappe" rituali che hanno caratterizzato l'architettura dello spazio sacro: un donario raccoglieva le offerte ed era posto al limite del pazzale lastricato, alla base della scalinata di accesso al terrazzo superiore.
Sull'ultimo gradino la fontana rappresentava il momento della purificazione: la valenza culturale e rituale dell'acqua e' chiaramente espressa sul santuario di Ercole Curino, dove sono state recentemente scoperte le tracce di diverse canalizzazioni sottostanti la gradinata, probabilmente contenuti in un ulteriore fontana o vasca di cui finora é persa la memoria.
Il terrazzo superiore doveva essere interamente coperto da un tetto a doppio spiovento le tracce di decorazione parietale policroma interessano tutte le parti superstisti, anche all'esterno del cosiddetto "sacello". Questo ambiente é addossato la parete orientale del terrazzo, e precede uno spazio che probabilmente ospitava la cella vera e propria, ora completamente perduta.
I doni e le decorazioni
Davanti all'ingresso del "sacekki" (o thesauros?) era posto, sul dado in pietra ancora in situ, un altare in bronzo, dono rarissimo e prezioso, offerto ad Ercole. C. Septimius Popillanus, evocatus Augusti.
L'interno di questa ambiente ha restituito gli elementi maggiormente significativi e caratteristrici del santuario, divenuto anche per questi reperti uno dei più importanti dell'Italia centrale.
Il pavimento é costituito da un mosaico policrono che compendia figurativamente temi decorativi e simbolici diffusi in tutto il Mediterraneo in età ellenistica.
Le pareti, dallo zoccolo in opera quadrata dagli alzati in argilla, era intonacate e dipinte secondo schemi piuttosto semplici, con specchiature a fondo bianco e con l'imitazione di lastri di marmi policromi.
Al momento dello scavo nel 1959, furono rinvenuti all'interno dell'ambiente i doni offerti ad Ercole e rimasti sotto il crollo che repentinamente aveva nascosto e a lungo conservato il "tesoro" del santuario: su basi e su colonnine di pietra, come il pilastrino iscritto a L. Albius Eros, "scultore di statue", dovevano essere poste in origine delle statuette, come l'Ercole cubans in marmo.
Il Dio
Fra tutti, di eccezionale valore e importanza era ed é il dono di C.Attius Peticius Marsus, che, originario del villaggio posto alle falde del Monte Morrone, con la "decima" dei guadagni ottenuti dall'attività navale offrì al dio protettore dei commerci un oggetto di antiquariato acquistato probabilmente in Grecia: una bellissima statuetta bronzea di Ercole in riposo che é stata recentemente riconoscita replica di Lisippo, grande scultyore già attivo nel IV sec. a.C.
Tra gli altri reperti votivi rinvenuti sul santuario sono importanti i bronzetti raffiguranti Ercole secondo tipologie assai diffuse; lde statuette di buoi in terracotta costituiscono le testimonianze della comune devozione dei popoli italici ad Ercole ed ad altre divinità.
All'esterno del sacello, lungo la sua parete orientale, furono trovati nel crollo degli intonaci, i frammenti di iscrizioni graffite dai fedeli e dedicate ad Ercole: attestano la devozione dei soldati, dei commercianti e accennano alle caratteristiche misteriche della ritualità e del culto di Ercole.
I graffiti parietali riferiscono databili oltre la metà del I sec. d.C., momento di cui si registrano l'evento sismico e la frana che seppellirono il santuario fino ai nostri giorni.
Fonte: MBCA
PER SAPERE DI PIÙ
Comune di Sulmona
Sannio
Santuario di Ercole Cutino
Comune di Sulmona (L'Aquila)
Via Badia
Le rovine del Santuario di Ercole Curino, Dio dei mercanti, dei pastori e dei soldati.
Tra conca e montagna
L'area archeologica del santuario di Ercole Curino costituisce l'uso moderno di un sito dalla storia millenaria.
Percorrendo il sentiero, realizzato negli anni 60, ci avviciniamo ad un luogo considerato sacro dalle genti peligne.
In età italica e romana, tra i 2500 e i 1500 anni fa circa, i luoghi dedicati agli dei erano posti in ambienti definitivi da una suggestiva caratterizzazione naturale, dove si sentiva la presenza di un dio.
In area peligna altri santuari italici e romani sono "tornati alla luce", e sono visitabili a Corfinio, a Castel di Ieri, a Cansano.
Villaggi
La conca peligna, che nel pleistocene racchiudeva le acque di un lago, nell'età del bronzo e del ferro era abitata da uomini che, su questo versante del Monte Morrone, hanno lasciato le tracce della propria dimensione artistica e spirituale nelle pitture rupestri visibili in grotta soprastante il santuario e in un'altra individuata in territorio di Pacentro.
I segni della loro vita quotidiana sono stati rinvenuti nei resti delle campane di un villaggio eneoliico posto proprio al di sopra delle moderne cave di ghiaia, a sud del santuario.
In età storica, almeno dal V sec. a.C., il territorio peligno era abitato "per villaggi", secondo un tipo di insediamento "sparso" caratteristico delle popolazioni sannitiche (per pagi - entità territoriali - e vici - piccoli nuclei abitati).
Un vicus molto importante e popolato occupava la zona immediatamente sottostante il santuario: forse ne resta traccia del nome nel toponimo medievale di Sagizzano.
Necropoli e botteghe
A questo abitato é riferibile la vastissima necropoli che occupava gran parte della fascia pedemontana, in località Fonte d'Amore: le sepolture a camera scavate nel conglomerato ghiaioso, indagate solo parzialmente, hanno restituito i documenti di una frequentazione che dal IV secolo a.C., si protrae fino al II sec. d.C., contemporaneamente alle fasi edilizie riconosciute nel santuario di Ercole.
Nello stesso ambito cronologico si pongono le strutture rinvenute nel 1990 ai limiti dell'area militare: qui lo scavo archeologico ha potuto documentare le fasi di un edificio che con tutta probabilità é definibile una "bottega" per la vendita di oggetti da offrire alla divinità da parte dei fedeli che si accingevano a salire sul santuario, secondo un percorso di ascesa non ancora riconosciuto interamente.
Strade e città
Il sentiero doveva staccarsi dalla viabilità pedemontana principale, lasciando uno degli assi viariche, attraverso la conca, ponevano in comunicazione i territori settentrionali (sabini, vestini e marrucini) con quelli meridionali del Sannio Pentro.
Questa articolata viabilità, il cui cardine attraversava la zona centrale della conca, e che in epoche più tarde fu definita via degli Abruzzi, determinò la fortuna urbanistica del villaggio posto tra i fiumi che nel I secolo a.C. divenne il municipium di Sulmo.
Alla cittadina di Sulmona, patria di Ovidio, che offre testimonianze visibili del suo passato di epoca romana, si riferiva ed é ancora oggi legato il santuario di Ercole Curino.
Il piazzale d'ingresso del santuario di Ercole Curino venne ampliato con la costruzione di massicce strutture realizzate, in opera cementizia. La nuova tecnica edilizia permetteva di creare ampi spazi coperti, come la serie di ambienti con volte a botte che costituiva la sostruzione del piazzale superiore.
Le stanze areate ed il luogo corridoio che le poneva in comunicazione tra loro si appoggiavano al poderoso muraglione che forma la vera e propria base del monumento.
Il grande muro in opera incerta e quasi reticolata é realizzato secondo fasce progressivamente rientranti e conserva le tracce di diversi interventi antichi di restauro.
Gli ambienti voltati che si affacciavano sull'ampio panorama della conca peligna erano adibiti a locali di servizio del santuario: erano probabilmente occupati da sacerdoti, da devoti, da pellegrini e forse da venditori di oggetti sacri. Il primo e l'ultimo ambiente, non voltati, contenevano le gradinate.
Il rispetto dell'antico
La situazione preesistente non fu alterata dalle nuove strutture che costituirono l'ampliamento del luogo di culto; essa fu semplicemente "racchiusa" nella nuova articolazione degli spazi e dei volumi, di cui rappresentò il punto focale: posta nella parte più alta del santuario, continuò ad essere meta del percorso ascendente ritmato dagli ulteriori terrazzamenti.
Le persone e i luoghi
La fase di ampliamento e di ristrutturazione del luogo di culto che vide la costruzione del muraglione e degli ambienti voltati corrisponde ad un momento storico di ricchezza e disponibilità economica: dal II sec. a.C. anche in area peligna, come nel resto dell'Italia centrale, si registra la presenza di personaggi che dal commercio con l'Oriente e con l'attività di mercenariato acquisirono gli elementi economici e culturali necessari ad elevare il livello di vita delle zone d'origine.
La funzione di mediazione e omologazione culturale rappresentata da questa classe sociale é resa evidente, per quanto ci riguarda soprattutto dai resti monumentali ispirati alle categorie architettoniche largamente presenti nel Mediterraneo e nell'Italia centrale in particolare, come i santuari terrazzati simili a questo di Ercole Curino. Ispirati ad una "moda" che attingeva le proprie caratteristiche dall'uso ormai diffuso della tecnica cementizia, i luoghi sacri venivano plasmati nei volumi secondo le esigenze di una articolata e spesso scenografia monumentalità.
Esempi importanti di questa categoria architettonica, relativamente vicini all'area peligna, sono i santuari di
- Ercole Vincitore a Tivoli,
- Fortuna Primigenia a Preneste
- Giove Anxur a Terracina.
Acqua
La gradinata monumentale separa la zona più sacra del luogo di culto dagli altri spazi del santuario. Il percorso di ascesa al tempio vero e proprio era cadenzato da "tappe" rituali che hanno caratterizzato l'architettura dello spazio sacro: un donario raccoglieva le offerte ed era posto al limite del pazzale lastricato, alla base della scalinata di accesso al terrazzo superiore.
Sull'ultimo gradino la fontana rappresentava il momento della purificazione: la valenza culturale e rituale dell'acqua e' chiaramente espressa sul santuario di Ercole Curino, dove sono state recentemente scoperte le tracce di diverse canalizzazioni sottostanti la gradinata, probabilmente contenuti in un ulteriore fontana o vasca di cui finora é persa la memoria.
Il terrazzo superiore doveva essere interamente coperto da un tetto a doppio spiovento le tracce di decorazione parietale policroma interessano tutte le parti superstisti, anche all'esterno del cosiddetto "sacello". Questo ambiente é addossato la parete orientale del terrazzo, e precede uno spazio che probabilmente ospitava la cella vera e propria, ora completamente perduta.
I doni e le decorazioni
Davanti all'ingresso del "sacekki" (o thesauros?) era posto, sul dado in pietra ancora in situ, un altare in bronzo, dono rarissimo e prezioso, offerto ad Ercole. C. Septimius Popillanus, evocatus Augusti.
L'interno di questa ambiente ha restituito gli elementi maggiormente significativi e caratteristrici del santuario, divenuto anche per questi reperti uno dei più importanti dell'Italia centrale.
Il pavimento é costituito da un mosaico policrono che compendia figurativamente temi decorativi e simbolici diffusi in tutto il Mediterraneo in età ellenistica.
Le pareti, dallo zoccolo in opera quadrata dagli alzati in argilla, era intonacate e dipinte secondo schemi piuttosto semplici, con specchiature a fondo bianco e con l'imitazione di lastri di marmi policromi.
Al momento dello scavo nel 1959, furono rinvenuti all'interno dell'ambiente i doni offerti ad Ercole e rimasti sotto il crollo che repentinamente aveva nascosto e a lungo conservato il "tesoro" del santuario: su basi e su colonnine di pietra, come il pilastrino iscritto a L. Albius Eros, "scultore di statue", dovevano essere poste in origine delle statuette, come l'Ercole cubans in marmo.
Il Dio
Fra tutti, di eccezionale valore e importanza era ed é il dono di C.Attius Peticius Marsus, che, originario del villaggio posto alle falde del Monte Morrone, con la "decima" dei guadagni ottenuti dall'attività navale offrì al dio protettore dei commerci un oggetto di antiquariato acquistato probabilmente in Grecia: una bellissima statuetta bronzea di Ercole in riposo che é stata recentemente riconoscita replica di Lisippo, grande scultyore già attivo nel IV sec. a.C.
Tra gli altri reperti votivi rinvenuti sul santuario sono importanti i bronzetti raffiguranti Ercole secondo tipologie assai diffuse; lde statuette di buoi in terracotta costituiscono le testimonianze della comune devozione dei popoli italici ad Ercole ed ad altre divinità.
All'esterno del sacello, lungo la sua parete orientale, furono trovati nel crollo degli intonaci, i frammenti di iscrizioni graffite dai fedeli e dedicate ad Ercole: attestano la devozione dei soldati, dei commercianti e accennano alle caratteristiche misteriche della ritualità e del culto di Ercole.
I graffiti parietali riferiscono databili oltre la metà del I sec. d.C., momento di cui si registrano l'evento sismico e la frana che seppellirono il santuario fino ai nostri giorni.
Fonte: MBCA
PER SAPERE DI PIÙ
Comune di Sulmona
Sannio
Santuario di Ercole Cutino
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Un monumento (dal latino monumentum, "ricordo", da monère, "ricordare") è un'opera architettonica di grande valore artistico e storico. Il termine in origine indicava solamente delle strutture che commemoravano un personaggio storico o un avvenimento, ma per estensione oggi il significato comprende anche tutte le costruzioni storiche di una città o di un Paese. Anticamente, i monumenti principali erano quelli funerari e, durante l'Impero romano, quelli dedicati agli imperatori e alle loro imprese. Si trattava di statue o obelischi.
Recentemente, il termine è passato anche ad indicare dei luoghi naturali di straordinaria bellezza o interesse scientifico. (Da Wikipedia)
Recentemente, il termine è passato anche ad indicare dei luoghi naturali di straordinaria bellezza o interesse scientifico. (Da Wikipedia)
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