lunedì 7 settembre 2015

Jelsi. Il Ponte

Ubicazione della lapide
Comune di Jelsi (Campobasso)
Strada Statale 17 - Corso Vittorio Emanuele II
La nota del cartello: Il racconto di Pierluigi Giorgio sulla sua vita nel paese






IL PONTE
Ora sono qui, di nuovo qui, nel mio paese, davanti alla mia casa chiusa: ho ancora le chiavi - e non per motto ormai. Entro in punta di piedi in queste stanze immense, in queste stanze vuote, in penombra.
Apro le porte una ad una, gli scuri; scendo e salgo i gradini, mi giro e mi rigiro attonito, stordito: sembra
che la casa abbia perso il sole!
"Abbandonata. Trasolo effettuato! "Tre parole.
Tutto così di corsa, Tutto così immediato, irreversibile, irrevocabile come la notizia di una perdita grave, una
morte annunciata ma mai accettata, l'improvvisa dipartita di un parente...
Ma ora io qui, per l'ultima volta fra queste mura, incredulo e sospeso nell'irreale, vedo i volti e sento le
voci dei momenti cari - in ogni angolo un ricordo.
Le cento e cento persone che hanno bussato al battente dic asa, che si sono fermate accanto al camino
da troppo tempo spento, con questa catena che pende sul nulla, con quest'ultima brace fredda, fredda
che ti gela il cuore...
L'orologio della Chiesa Madre scandisce i quarti ed io chiudo gli occhi...ed é come ieri, é come prima,
queste mura mi parlano e non capisco allora come mai se li riapro, non torni tutto, ma proprio tutto a 
posto come tempo fa.
Un urlo mi si strozza in gola. Assurdo. Inconcepibile!
Giro e mi rigiro, mi fermo smarrito, e... sento mio padre fischiettare davanti allo specchio al mattino mentre
si fa la barba; mia madre che smuove pentole e lava piatti in cucina, il profumo caldo di sugo che s'ifila
su per le scale: "E' pronto! Menite a magnà sennò si rffredda!..." Mio nonno in cantina che prende il
bottiglione di vino da offrire a decine di parenti intorno al tavolo; o al contadino che torna dai campi e
porta la ventana d'ove: "Prego, accomondatevi, facetev nù bcchere". La banda e la statua della Santa che
passano davanti casa e tutti noi lì, a guardare, pregare, salutare: "Buongiorno, auguri!" " Bona giornata 
anche a voi!". Il portoncino che a ogni partesa s'é chiuso alle mie spalle, non prima di un gesto di 
saluto, un abbraccio, una carezza... Ed ora si serrerà per sempre.
Ferito, sradicato, depredato, sbigottito.
le mie radici, ora dove sono?...
Riuscirò a trovarle, a ricrearle fra le stazioni e i campanili di altre città?... Non bisognerebbe vendere
le radici; non bisognerebbe svenderle mai!
Mi guardo allo specchio: sono una strana sorta di zingaro, viandate a metà che ama fuggire, viaggiare,
cercare, ma deve sapere che lì c'é la casa che avvolge, che accoglie, che conserva: "Bentornato,
bentornato: quann' si' 'mnut? Quann' t'n va?". Un luogo che mantega vivo il ricordo degli avi: che li
fa vivere ancora. Ed ora dove andranno, messi cos' alla porta? Lo straniero, un' frescter che entrerà
da domani fra questi spazi, saprò rispettare la discreta presenza? Saprà ascoltare le loro voci, il loro
canto? ...
Mi piacerebbe lanciare un ponte verso l'infinito, ma con un pilastro fermo, piantato, ben saldo nel passato, nella
memoria, nel rito; per non smembrare il cordone ombelicale, per non perdere il filo con la propria identità,
per non perdersi pur vivendo il futuro. Per non dimenticare.
Partire? Andar via lontano? Agguantare il terzo millennio? Tutto é possibile, ma il rischio vero oggi, il
pericolo, é di emigrare, al di fuori di sè...
Attraversarlo quel ponte, ma non di corsa: prendere tempo, fermarsi di tanto in tanto per guardarsi indietro
e trovare ciò che nel frattempo si é smarrito. Chiudo pian piano il portone alle mie spalle: getto
dentro l'ultimo sguardo, e ho l'impressione...che qualcuno mi sorrida.
Pierluigi Giorgio (nato a Campobasso nel 1948)

IRENE GENOVESE dip.a mano RICCIA '07




PER SAPERE DI PIU'
Comune di Jelsi
Jelsi
Pierluigi Giorgio

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L'epigrafe (dal greco antico ἐπιγραφή, epigraphè, "scritto sopra") o iscrizione è un testo esposto pubblicamente su un supporto di materiale non deperibile (principalmente marmo o pietra, più raramente metallo). L'intento del testo è solitamente quello di tramandare la memoria di un evento storico, di un personaggio o di un atto; le parole possono essere incise, oppure dipinte o eseguite a mosaico; l'epigrafe si può trovare sia in un luogo chiuso (chiesa, cappella, palazzo) sia all'aperto (piazza, via, cimitero), oppure può essere apposta su un oggetto. Generalmente le iscrizioni sono realizzate in lettere maiuscole. A caratterizzarle però non è solo lo stile della scrittura ma anche l'adozione di particolari registri linguistici, improntati generalmente a concisione e solennità, in funzione del contenuto, del contesto e dello scopo comunicativo. (Da Wikipedia)

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