martedì 14 gennaio 2014

Pio VII

Ubicazione della lapide:
Firenze. Via del Proconsolo
Lapide al Pontefice Pio VII.  Barnaba Chiaramonti
Il Chiostro della Chiesa di Santa Maria Assunta della Badia Fiorentina





Lapide all'interno della Chiesa
PIO VII PONTIFICI MAXIMO
GRAVES PRO RE CHRISTIANA TUENDA AERUMNAS PERPESSO
QUOD IN HAC AEDE NONIS MAIIS AN MDCCCV
IESUM MYSTERHS ABDITUM
SPISSO POPULO AD ADORANDUM OSTENDERIT
ET CONCLAVE COMITIORUM INGRESSUS
MONACHOS EXTERNOSQ COMPLURES
AD OSCULUM PEDIS ADMISERIT
COLLEGIUM SODALIUM CASSINENSIUM AD S MARIAE
PRAECIPUO ORDINIS SUI ORNAMENTO
MARMOR AD MEMORIAM POSTERORUM AN MDCCCXVII




Chiesa di Santa Maria Assunta della Badia Fiorentina
L'abbazia, intitolata alla Vergine, fu fondata nel 978 da Willa marchesa di Toscana ed assegnata ai monaci benedettini cassinesi. Il figlio Ugo, divenuto marchese di Toscana, accrebbe con grande munificenza le donazioni della madre. Nella Badia Fiorentina, dove venne sepolto, il suo ricordo è stato perpetuato nei secoli ed ogni 21 dicembre viene ancora celebrata una messa per il nobile benefattore, detto da Dante il "gran barone". L'abbazia sorse ai limiti della prima cerchia muraria ed aveva un orientamento diverso da quello odierno, con facciata ad ovest e le tre absidi ad est. Grazie ad altre ingenti donazioni ed anche ai privilegi concessi da papi e da imperatori, acquistò o ereditò varie proprietà ad essa circostanti, ove aprirono le loro attività cartolai, miniatori, legatori, librai, che connotarono la zona con una produzione legata alla realizzazione di libri e pergamene. Nella Badia si riunivano i Priori e i magistrati della Repubblica Fiorentina, prima che fosse iniziata la costruzione del Palazzo della Signoria. Nel 1285 Arnolfo di Cambio fu incaricato di ristrutturare la Badia Fiorentina mantenendo l'orientamento del preesistente edificio romanico, che fu ampliato: la parete esterna tergale, in pietra, si affaccia ancora oggi su via del Proconsolo, mentre la facciata gotica, sopravvissuta solo per la parte superiore con timpano e rosone, è visibile dal cortile della Pretura. Venne costruito anche l'agile campanile che nel 1307 la Signoria fece abbattere per metà per punire i monaci che si rifiutavano di pagare una tassa, ma già nel 1330 la bella torre fu ricomposta. Nei secoli successivi, l'abbazia benedettina vide alternarsi periodi di decadenza a periodi di rinnovato splendore. Nel Quattrocento fu un centro di cultura umanistica sostenuto dall'abate portoghese Ferreira de Silva; ai primi del Cinquecento Giovan Battista Pandolfini fece ristrutturare a Benedetto da Rovezzano la parte del monastero all'angolo fra via del Proconsolo e via Dante Alighieri: vennero così costruiti la cappella Pandolfini e il portico di accesso. Il senese Serafino Casolani, divenuto abate nel 1624, volle trasformare completamente la chiesa arnolfiana, probabilmente suggerendo lui stesso il progetto di ristrutturazione all'architetto Matteo Segaloni, che dette inizio ai lavori nel 1627, realizzando un tempio a croce greca. Soppresso nel 1810 il monastero venne frazionato e manomesso per essere occupato da abitazioni, negozi, magazzini, uffici. L'interno della chiesa, ulteriormente trasformata anche nel Settecento, presenta una sovrapposizione di stili e strutture. L'aula è dominata da un sontuoso soffitto ligneo intagliato, realizzato da Felice Gamberai entro il 1631, che nasconde le capriate gotiche. Il presbiterio, con un coro cinquecentesco di Francesco e Marco Del Tasso, presenta notevoli affreschi (1734) di Gian Domenico Ferretti e del quadraturista Pietro Anderlini. A sinistra dell'ingresso, si trova il capolavoro della chiesa: la pala con l'Apparizione della Vergine a San Bernardo, realizzata da Filippino Lippi fra il 1482 e il 1486 per Piero di Francesco del Pugliese. Il dipinto fu trasferito da Marignolle alla Badia nel 1530 per salvarlo dai danni dell'assedio di Firenze. Fra i monumenti sepolcrali i più importanti sono quelli quattrocenteschi: il Sepolcro di Giannozzo Pandolfini (morto nel 1456) della bottega di Bernardo Rossellino, la Tomba di Bernardo Giugni di Mino da Fiesole e soprattutto, dello stesso Mino, la Tomba del Marchese Ugo di Toscana (1466-1481), in marmo e porfido, sormontata dalla personificazione della Carità. Di Mino da Fiesole è anche il dossale Neroni con la Madonna con il Bambino fra i Santi Leonardo e Lorenzo. Nonostante le trasformazioni subite nei secoli, la Badia ha mantenuto integro all'interno del complesso il suggestivo Chiostro degli Aranci compiuto tra il 1432 e il 1438 da Bernardo Rossellino. Il chiostro presenta alle pareti del loggiato superiore un ciclo di affreschi con le Storie di San Benedetto riferite al cosiddetto Maestro del Chiostro degli Aranci (1436-1439), ipoteticamente identificato con il portoghese Giovanni di Consalvo.
Fonte: I luoghi della Fede


La lunetta robbiana della porta d'ingresso

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L'epigrafe (dal greco antico ἐπιγραφή, epigraphè, "scritto sopra") o iscrizione è un testo esposto pubblicamente su un supporto di materiale non deperibile (principalmente marmo o pietra, più raramente metallo). L'intento del testo è solitamente quello di tramandare la memoria di un evento storico, di un personaggio o di un atto; le parole possono essere incise, oppure dipinte o eseguite a mosaico; l'epigrafe si può trovare sia in un luogo chiuso (chiesa, cappella, palazzo) sia all'aperto (piazza, via, cimitero), oppure può essere apposta su un oggetto. Generalmente le iscrizioni sono realizzate in lettere maiuscole. A caratterizzarle però non è solo lo stile della scrittura ma anche l'adozione di particolari registri linguistici, improntati generalmente a concisione e solennità, in funzione del contenuto, del contesto e dello scopo comunicativo. (Da Wikipedia)

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